martedì, novembre 16, 2010


Contro:
Quelli che non riescono a fare a meno di essere risucchiati dal moralismo televisivo.
Quelli che continuano a ripetere di voler andarsene dall’Italia e poi continuano a rimanerci.
Quelli che, qualsiasi tempo faccia, fanno interviste senza fare le domande.

Quelli che da Berlusconi pretendono sempre risposte, anche se non si capisce bene quale sia la domanda.
Quelli che vogliono parlare a tutti gli italiani, ma finiscono per farlo solo a quegli italiani che sono anti-berlusconiani.
Quello che dentro, in fondo, sono berlusconiani, ma preferiscono dire che sono «anti», e comunque alla fine non gliene frega niente, né di Berlusconi né degli anti-berlusconiani.
Quelli che hanno scritto per anni sui giornali berlusconiani e adesso scrivono sui giornali anti-berlusconiani per dire «Che schifo quei giornalisti che scrivono pagati da Berlusconi».
Quelli che «destra», «sinistra», «centro» pari sono, ma i berlusconiani sono impresentabili a prescindere.
Quelli che quando per la pioggia crolla una casa a Pompei chiedono le dimissioni di Bondi, ma quando nel 2001 per un’infiltrazione crollò un pezzo delle Mura Aureliane si dimenticarono di chiedere quelle della Melandri.

Quelli che «loro» sono sempre ecumenici e imparziali, mentre «gli altri», chissà come mai, sono sempre faziosi e di parte.
Quelli che si indignano perché la stampa «di destra» delegittima gli avversari «di sinistra». E intanto, dando del killer e del bastonatore e dell’infangatore a tutti i giornalisti della stampa «di destra», indiscriminatamente non si accorgono di delegittimare qualche centinaio di giornalisti che con la macchina del fango non c’entrano nulla, pur non essendo «di sinistra».

Quelli che «la macchina del fango» è solo quella che lo getta da destra verso sinistra, mentre quella che lo getta da sinistra verso destra produce un vero giornalismo imparziale e indipendente.
Quelli che credono davvero al giornalismo imparziale e indipendente.
Quelli che sostengono che «destra» e «sinistra» non significano più nulla, che sono solo scatole vuote dove chiunque ci mette dentro quello che gli conviene in quel momento. E però gli stronzi sono sempre a destra, mentre gli intelligenti sempre a sinistra.
Quelli che continuano a dire che in Italia la democrazia è in pericolo. E poi fanno sempre il cazzo che gli pare, dove gli pare, come gli pare, quando gli pare.

Quelli che pubblicano per la maggior casa editrice del Paese, scrivono sul quotidiano più diffuso del Paese, presenziano a tutti i festival letterari del Paese, fanno una trasmissione in prima serata che fa più audience di tutte le trasmissioni in onda sulle tv di tutto il Paese, e però secondo loro in questo Paese forse la vera censura come in Birmania non c’è, però insomma...
Quelli che io ce li vedrei un mesetto - non tanto: giusto un mesetto - in Birmania.
Quelli che i fascisti gli fanno schifo, li hanno combattuti per una vita, li hanno presi a bastonate e cacciati nelle fogne per 60 anni, e adesso però anche Fini va benissimo: «Sarà anche fascista, ma è un vero democratico, laico, liberale».

Quelli che vedono al lunedì Fazio, al martedì Floris, al giovedì Santoro, alla domenica la Gabanelli, quattro sere alla settimana la Dandini, e al mattino dopo, ogni giorno, dicono che in Italia tutta l’informazione è controllata da Berlusconi: «Ecco perché poi vince le elezioni».
Quelli che per strappare l’applauso hanno bisogno di citare Giovanni Falcone.
Quelli che chiamano Falcone solo «Giovanni».
Quelli che si chiamano solo Roberto, e credono di essere Falcone.
 
posted by LuK at 18:29 | Permalink |
domenica, novembre 14, 2010

Comperare una Ferrari? Due o trecentomila euro! Vedere quelle due facce di m.... di Montezzemolo e Marchionne fare la figura degli idioti davanti a tutto il mondo? Non ha prezzo! ;-)))

 
posted by LuK at 15:20 | Permalink |
domenica, ottobre 10, 2010


Nel 2004 Oriana Fallaci dedicò alcune pagine di un libro pubblicato da Rizzoli, "La forza della ragione", a Gianfranco Fini. Il giudizio era drastico e in qualche misura preveggente. L’attuale presidente della Camera, paragonato a Togliatti, era già pronto a passare con la sinistra. Allora nessuno ascoltò.

«Signor Vicepresidente del Consiglio, Lei mi ricorda Palmiro Togliatti. Il comunista più odioso che abbia mai conosciuto, l’uomo che alla Costituente fece votare l’articolo 7 ossia quello che ribadiva il Concordato con la Chiesa Cattolica. E che pur di consegnare l’Italia all’Unione Sovietica era pronto a farci tenere i Savoia, insomma la monarchia. Non a caso quelli della Sinistra La trattano con tanto rispetto anzi con tanta deferenza, su di Lei non rovesciano mai il velenoso livore che rovesciano sul Cavaliere, contro di Lei non pronunciano mai una parola sgarbata, a Lei non rivolgono mai la benché minima accusa.

Come Togliatti è capace di tutto. Come Togliatti è un gelido calcolatore e non fa mai nulla, non dice mai nulla, che non abbia ben soppesato ponderato vagliato per Sua convenienza. (E meno male se, nonostante tanto riflettere, non ne imbrocca mai una). Come Togliatti sembra un uomo tutto d’un pezzo, un tipo coerente, ligio alle sue idee, e invece è un furbone. Un maestro nel tenere il piede in due staffe. Dirige un partito che si definisce di Destra e gioca a tennis con la Sinistra. Fa il vice di Berlusconi e non sogna altro che detronizzarlo, mandarlo in pensione. Va a Gerusalemme, con la kippah in testa, piange lacrime di coccodrillo allo Yad Vashem, e poi fornica nel modo più sgomentevole coi figli di Allah. Vuole dargli il voto, dichiara che “lo meritano perché pagano le tasse e vogliono integrarsi anzi si stanno integrando”.

Quando ci sbalordì con quel colpo di scena ne cercai le ragioni. E la prima cosa che mi dissi fu: buon sangue non mente. Pensai cioè a Mussolini che nel 1937 (l’anno in cui Hitler incominciò a farsela col Gran Muftì zio di Arafat) si scopre «protettore dell’Islam» e va in Libia dove, dinanzi a una moltitudine di burnus, il kadì d’Apollonia lo riceve tuonando: “O Duce! La tua fama ha raggiunto tutto e tutti! Le tue virtù vengono cantate da vicini e lontani!”. Poi gli consegna la famosa spada dell’Islam. Una spada d’oro massiccio, con l’elsa tempestata di pietre preziose. Lui la sguaina, la punta verso il sole, e con voce reboante declama: “L’Italia fascista intende assicurare alle popolazioni musulmane la pace, la giustizia, il benessere, il rispetto alle leggi del Profeta, vuole dimostrare al mondo la sua simpatia per l’Islam e per i musulmani!”. Quindi salta su un bianco destriero e seguito da ben duemilaseicento cavalieri arabi si lancia al galoppo nel deserto del futuro Gheddafi.

Ma erravo. Quel colpo di scena non era una reminiscenza sentimentale, un caso di mussolinismo. Era un caso di togliattismo cioè di cinismo, di opportunismo, di gelido calcolo per procurarsi l’elettorato di cui ha bisogno per competere con la Sinistra e guidare in prima persona l’equivoco oggi chiamato Destra.

Signor Vicepresidente del Consiglio, nonostante la Sua aria quieta ed equilibrata Lei è un uomo molto pericoloso. Perché ancor più degli ex democristiani (che poi sono i soliti democristiani con un nome diverso) può usare a malo scopo il risentimento che gli italiani come me esprimono nei riguardi dell’equivoco oggi chiamato Sinistra. E perché, come quelli della Sinistra, mente sapendo di mentire. Pagano-le-tasse, i Suoi protetti islamici?!? Quanti di loro pagano le tasse?!? Clandestini a parte, spacciatori di droga a parte, prostitute e lenoni a parte, appena un terzo un po’ di tasse! Non le capiscono nemmeno, le tasse. Se gli spiega che servono ad esempio per costruire le strade e gli ospedali e le scuole che anch’essi usano o per fornirgli i sussidi che ricevono dal momento in cui entrano nel nostro paese, ti rispondono che no: si tratta di roba per truffare loro, derubare loro. Quanto al Suo vogliono-integrarsi, si-stanno-integrando, chi crede di prendere in giro?!?

Uno dei difetti che caratterizzano voi politici è la presunzione di poter prendere in giro la gente, trattarla come se fosse cieca o imbecille, darle a bere fandonie, negare o ignorare le realtà più evidenti. Più visibili, più tangibili, più evidenti. Ma stavolta no, signor mio. Stavolta Lei non può negare ciò che vedono anche i bambini. Non può ignorare ciò che ogni giorno, ogni momento, avviene in ogni città e in ogni villaggio d’Europa. In Italia, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in Germania, in Olanda, in Danimarca, ovunque si siano stabiliti. Rilegga quel che ho scritto su Marsiglia, su Granada, su Londra, su Colonia. Guardi il modo in cui si comportano a Torino, a Milano, a Bologna, a Firenze, a Roma.

Perbacco, su questo pianeta nessuno difende la propria identità e rifiuta d’integrarsi come i musulmani. Nessuno. Perché Maometto la proibisce, l’integrazione. La punisce. Se non lo sa, dia uno sguardo al Corano. Si trascriva le sure che la proibiscono, che la puniscono. Intanto gliene riporto un paio. Questa, ad esempio: “Allah non permette ai suoi fedeli di fare amicizia con gli infedeli. L’amicizia produce affetto, attrazione spirituale. Inclina verso la morale e il modo di vivere degli infedeli, e le idee degli infedeli sono contrarie alla Sharia. Conducono alla perdita dell’indipendenza, dell’egemonia, mirano a sormontarci. E l’Islam sormonta. Non si fa sormontare”. Oppure questa: “Non siate deboli con il nemico. Non invitatelo alla pace. Specialmente mentre avete il sopravvento. Uccidete gli infedeli ovunque si trovino. Assediateli, combatteteli con qualsiasi sorta di tranelli”.

In parole diverse, secondo il Corano dovremmo essere noi ad integrarci. Noi ad accettare le loro leggi, le loro usanze, la loro dannata Sharia. Signor Fini, ma perché come capolista dell’Ulivo non si presenta Lei?». New York, gennaio 2004

 
posted by LuK at 08:44 | Permalink |
mercoledì, settembre 29, 2010

24 gennaio 1995, seduta al­la Camera. Si era appena aperta la parentesi del go­verno tecnico di Lamberto Dini dopo la caduta del pri­mo governo Berlusconi, per l’offensiva giudiziaria dei pm e il «ribaltone». Ec­co cosa pensava allora Gian­franco Fini, leader di An...

di Gianfranco Fini

Onorevole presidente, signor presidente del Consiglio, colle­ghi, credo innanzitutto di dover adempiere un dovere, che è quel­lo di esprimerle, presidente Dini, tutta la nostra umana compren­sione. Lo faccio perché lei è vitti­ma - e non per sua responsabili­tà, come cercherò di dimostrare da qui a un attimo - di un eviden­te paradosso, una sorta di impaz­zimento della politica italiana. Come abbiamo avuto modo di ascoltare, lei si accinge infatti a ricevere il voto di fiducia da una serie di uomini e di forze che cer­tamente fino a qualche giorno fa davano di lei e del suo operato co­me ministro del governo Berlu­sconi un giudizio assai diverso ri­spetto a quello che- un po’ ipocri­tamente, a mio modo di vedere ­le hanno espresso in quest’aula. Lei riceverà, infatti, il voto di fidu­cia dei parlamentari del gruppo del Pds, che fino a qualche tempo fa la consideravano un alfiere del­le politiche (...) antisociali. (...) Era apparso chiaro, almeno ai suoi, ma non soltanto a noi, che nel momento stesso in cui fosse venuto meno il governo Berlusconi - per decisione di chi qualche tempo fa amava dire, nell’immaginario leghista, che il 1995 sarebbe stato l’anno del samurai, mentre al contrario oggi si può tranquillamente definire come l’anno del kamikaze (...) ma con un Parlamento eletto per la prima volta nella storia repubblicana, in virtù di una legge elettorale maggioritaria. Credo, infatti, che vada ricordato che questo è un Parlamento eletto per il 75 per cento con il sistema maggioritario e che quest’ultimo determina per forza di cose talune conseguenze, quando si apre una crisi di governo, diverse da quelle che si producono inun sistema democratico parlamentare con un Parlamento eletto in virtù di una legge proporzionale. (...). E la regola era ed è molto semplice: a chi appartiene, in una democrazia, la sovranità? Si è affacciato questo ragionamento, che non è nuovo: ricordo un messaggio alle Camere del presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, che conteneva questo concetto, che tanto fece discutere. In una democrazia, a chi appartiene lo scettro della sovranità? Appartiene al Parlamento o agli elettori che delegano i deputati e i senatori a esercitare il mandato? (...) Mi limito a sottolineare che accanto al Pds, al Partito Popolare e a coloro che in buona sostanza erano stati sconfitti il 27 marzo (1994, ndr ), vi erano anche altri autorevoli interlocutori. Non mi riferisco soltanto al ruolo che ha avuto il Presidente della Repubblica - di cui parlerò da qui a un attimo - ma ad esempio al ruolo dei sindacati, che in un corretto nuovo sistema democratico nel quale siano finalmente chiare le regole dovrebbero - io credo- essere ricondotti alla loro naturale ed istituzionale funzione, cioè quella di rappresentare interessi legittimi dei lavoratori e non di dare consigli al capo dello Stato o ad altri. (...) Il governo delle regole o quello in cui si sia un po’ tutti insieme - anche se poi si è in dissenso sulle cose da fare - credo che sia, quello sì, un artificio dialettico degno dei bizantinismi della prima Repubblica. (...) Dicevo qualche istante fa che non vi è però ombra di dubbio che, fra i tanti motivi che hanno reso la situazione così difficile, uno a nostro modo di vedere deriva dal ruolo politico che ha assunto il capo dello Stato. (...) Penso, però, che rivolgere critiche politiche al presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro, ndr ), sostenendo che egli ha assunto un ruolo politico in una crisi, non sia vilipendio. Qualora si decidesse che, al contrario, di vilipendio si tratta, affronterei serenamente il giudizio di un’eventuale aula di tribunale (...). Non vi è ombra di dubbio che il presidente della Repubblica ha avuto un ruolo politico. (...) Noi crediamo che il presidente Scalfaro nella crisi abbia assunto un ruolo politico: ha affermato solennemente, nel corso del messaggio di Capodanno, ma anche nelle udienze alle quali tutti i leader di partito sono stati chiamati dopo la crisi del governo Berlusconi, che a suo modo di vedere non era assolutamente un fatto patologico lo scioglimento delle Camere, ma si trattava di una normale fisiologia democratica, pur essendo evidente a tutti che era un fatto traumatico. (...) È infatti apparso evidente a tutti che, pur considerando le elezioni un fatto fisiologico e non patologico, non aveva alcuna intenzione di prendere neppure in considerazione l’ipotesi di sciogliere il Parlamento se non dopo aver verificato l’impossibilità di dar vita a un governo. Ma come ha operato tale verifica? (...) Un governo di tregua, un «governo parentesi», un governo tecnico, un governo capace di stemperare la tensione in attesa di ridare la parola alla politica e agli elettori, affinché determinino una maggioranza politica che risulti tale dal confronto tra due poli alternativi (è questo il punto: alternativi). (...) Ma se i due mesi diventano sei, nove o dodici, non siamo più alla tregua, siamo alla coabitazione, viene meno lo spirito di un sistema elettorale maggioritario, di un sistema bipolare che vede, per forza di cose, democraticamente a confronto due schieramenti alternativi. (...) Sono vecchi, vecchissimi, logori schemi propagandistici. La politica è un’altra cosa! Noi non l’abbiamo fatto perché abbiamo voluto rimanere leali. A che cosa? A un uomo?A un’esperienza di governo? Certo, anche; leali però soprattutto a un impegno che abbiamo assunto con gli elettori; perché in campagna elettorale destra e sinistra, centro e vari intermedi schieramenti hanno chiesto il voto vincolando quel consenso. (...) Mi auguro che alla fine prevalga la volontà di tutti - a partire dal capo dello Stato di mettere fine a questa parentesi e di tornare al voto!

Che uomo coerente, è??? :-(((

 
posted by LuK at 18:15 | Permalink |
mercoledì, giugno 23, 2010

E' morta Edith Shain, all’età di 91 anni, nella sua casa di Los Angeles. Lei è la protagonista della foto dove un marinaio e un’infermiera si stanno baciando appassionatamente in piena Times Square a New York. La foto è di Alfred Eisenstaedt, americano ma di origine tedesca.

La foto, e il bacio appassionato, sono diventati il simbolo della fine della seconda guerra mondiale. In molti gli hanno attribuito un significato di pace e speranza di libertà. Quella foto, scattata il 14 agosto del 1945 partendo dalla copertina di “Life” ha fatto il giro del mondo, comparendo su numerosi giornali.
 
posted by LuK at 09:27 | Permalink |
sabato, maggio 22, 2010
e' TRIPLETEEEEEEEEEE !!!
:'-)
 
posted by LuK at 23:09 | Permalink |
lunedì, aprile 12, 2010
Una risata vi seppellirà
Marco Travaglio

 
posted by LuK at 11:17 | Permalink |