sabato, marzo 25, 2006
Bene, bene... i brancaleoni della scalcinata sinistra italiana non mancano un'occasione per inveire contro il nemico della democrazia (Berlusconi) e per ricondurre i suoi (pochissimi) sostenitori giornalisti nell'alveo della Par Condicio e poi, cosa succede? A pochi giorni dal voto il cantore dei sinistroidi, Nanni Moretti (il cui solo nome mi provoca inarrestabili moti intestinali), se ne esce con il consueto insopportabile polpettone carico d'odio che altro non è se non uno spottone elettorale mascherato da film sociopolitico; "Il Caimano". Ma bravi! Gaudenti e sognanti alle parole del LORO ex presidente della repubblica (scusate se non riesco a scriverlo in maiuscolo) oscar luigi scalfaro, vero ispiratore della "parvvv condicio" e passato agli annali come il peggior presidente che la nostra vituperata repubblica abbia mai avuto, ovvero quel "non ci sto" che ancora riecheggia nella mente degli italiani, alla prima occasione buttano alle ortiche la loro autocelebrata (e quasi ridicola) superiorità istituzionale, per mano del "maestro" del cinema tritura gonadi. Il "maestr0", da par suo, che, è bene sottolineare, non ha mai confezionato una pellicola decente nelle sua carriera (e questo basta alla sinistra per eleggerlo suo idolo indiscusso), ha recentemente dichiarato «Questa della politica è una vicenda separata dalla mia professione », però, quale coerenza, che illuminata mente d'artista. Il Moore (Dudley?) italiano ha, ancora una volta dimostrato quale sia l'unico comune denominatore, vero collante per l'accozzaglia di incapaci che va sotto il nome di "Unione", ovvero l'odio antiberlusconiano. C'è quasi da ugurarsi che questi figuri vincano la prossima tornata elettorale perchè così l'Italia farebbe davvero un balzo in avanti, si nella classifica delle migliori compagnie comiche del mondo.
 
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giovedì, marzo 23, 2006
"...un conto è se uno va in Iraq per un'azione nobile, un conto se uno va come mercenario ... Quindi io penso che anche se è morto dicendo "vi faccio vedere come muore un italiano", questo non possa essere un motivo sufficiente per meritare un riconoscimento di questo tipo...". Parole pacate e dimostrazione di grande intelligenza, vero? A pronunciarle la "giornalista" Giuliana Sgrena che ha perso l'ennesima occasione di tacere, evitando così di sommergerci con il liquame verbale che da sempre è capace di produrre e che ha dato prova di gradire, sia nei suoi "articoli" sul'autorevole "Manifesto" che nelle interviste successive alla sua liberazione. Non che da una "giornalista" (le virgolette sono d'obbligo, per rispetto di una professione che non si merita la Sgrena) obnubilata dall'ideologia e stordita da un AntiAmericanismo militante così radicato da non vacillare nemmeno dopo l'esperienza del rapimento e la tragedia (e i soldoni, perDio) serviti alla sua liberazione, ci si potesse aspettare altro, però il dubbio che forse questa mente disabitata sarebbe stata molto meglio in mano ai mujahedin, ci sfiora senz'altro. Sarebbe proprio ora che qualcuno presentasse il conto a questa "signora", ricordandole che forse è dovuto un po' di rispetto alle istituzioni che, per mano del capo dello stato, hanno assegnato un riconoscimento a Fabrizio Quattrocchi. Le stesse istituzioni che si sono impegnate all'inverosimile (purtroppo) per favorire il rientro in patria della stessa "giornalista" comunista in gita a Baghdad. SI VERGOGNI, se ha un briciolo di coscienza (cosa di cui dubito fortemente) per la mancanza di delicatezza mostrata in quest'occasione, ma anche per la mancanza di tutto il resto dimostrata in una "carriera" di sentenze sputate dall'alto del suo pulpito immaginario, dal quale ha potuto (grazie anche al sacrificio di migliaia di odiati americani) pontificare sulla superiorità intellettuale dei "compagni" e dell'orribile ideologia che opprime le loro povere scatole craniche e faccia una cortesia a tutti gli italiani, vada a nascondersi dove nessuno possa avere mai più occasione di doverla incontare o vedere, se non in un depliant turistico iracheno, magari in compagnia delle due Simone.
 
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venerdì, marzo 17, 2006
Ieri sera a Milano si è svolta la marcia pacifica dei commercianti (e dei cittadini per bene) per ribadire il disgusto allo scempio che i "compagni che sbagliano" hanno combinato meno di una settimana fa in Corso Buenos Aires. Fin qui, tutto bene, però... e già, c'è un però. Dov'erano Prodi e Fassino che avevano assicurato la loro partecipazione? Di loro nessuna traccia, solo la notizia che si sarebbero ritirati al Palalido, scandalizzati dalla presenza di qualche striscione irridente "No ai prodi autonomi". Meglio suonarsela e cantarsela da soli che ricevere i fischi dei milanesi, vero? Meglio incantare la sognante platea di sinistri che accettare le SACROSANTE critiche di chi sette giorni fa ha rischiato la vita a causa di un bel gruppetto di mentecatti che sicuramente non votano centrodestra visto che Caruso e Farina, mi risulta siano candidati, (con ottime possibilità di elezione) da un partito che appoggia l'imbarazzato (e imbarazzante) mortadellone. Vergognatevi!!! Sia per l'assenza, ingiustificabile, che per le puerili scuse addotte per legittimarla. I militanti di Allenza Nazionale hanno affisso qualche cartello, è vero e sicuramente una (conprensibilissima) bordata di fischi non gliel'avrebbe levata nessuno, però sembra che a queste due verginelle della politica non manchi una certa dose di faccia tosta, considerato che non mi risulta si siano mai tirati indietro in occasioni molto meno nobili. Ricordo perfettamente Fassino, senza nessun ritegno, sfilare con la peggior rappresentanza della sinistra radicale (infarcita di bandiere con falce e martello), ad Assisi (come se il boia manifestasse a fianco del condannato a morte). Ancora complimenti cari compagni (di merende), con l'augurio che l'UE metta fuori legge prima possibile la commercializzazione delle mortadelle infette d'aviaria politica.
 
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martedì, marzo 14, 2006
Per inaugurare questa nuova era del Blog, voglio fare una riflessione su quanto accaduto fra Sabato 11 e Domenica 12 Marzo. Iniziamo da Sabato a mezzogiorno, quando a Milano, per mano di un gruppo di delinquenti (non trovo altra definizione più appropriata), con la patetica giustificazione della lotta antifascista, hanno trasformato la città in un campo di battagalia, devastando auto, negozi, lanciando bombe carta e mettendo in serio pericolo ignari cittadini (tra i quali molti bambini che affollavano la zona interessata dalle inaudite azioni di violenza). E' semplicemente inaccettabile che si tollerino ancora le azioni criminali di questi disadattati, che sgorgano direttamente da quelle cloache sociali (che c'è chi si ostina a definire "centri") da sempre brodo di cultura per i professionisti della molotov e dalle aree più estreme della sinistra che inglobano, antagonisti, disubbidienti, No-Global e marmaglia varia. Intollerabile che l'armata brancaleone che si presenta alle elezioni dietro la maschera di Prodi, non prenda le distanze (con i fatti, oltre che con frasi di circostanza) da questi luridi figuri incappucciati capaci di ogni sorta di nefandezza nel nome di una ideologia fradicia di sangue (vedi comunismo), ma che anzi candidi fra le sue fila personaggi del calibro di Caruso, a cui bisognerebbe assicurare ben altro che un posto in parlamento (ad esempio, un soggiorno nelle patrie galere). Le ultime dichiarazioni del futuro parlamentare rifondarolo, titolare di una fedina penale chilometrica, non lasciano alcun dubbio sulle sue capacità intellettuali e tantomeno sulla pelosa presa di distanza degli altri esponenti dell'Unione dei Sinistrati: "amnistia per le migliaia di ragazzi inquisiti in Italia per cinque anni di lotte e mobilitazioni contro il governo di Silvio Berlusconi'". Unica consolazione dello squallido episodio di violenza, la reazione dei cittadini, finalmente stufi di sopportare le angherie di queste masse di nullafacenti col cervello (semidisabitato) cotto dall'ideologia più distruttiva che l'uomo abbia mai partorito. Purtroppo la stessa furia militante anima anche esponenti del giornalismo, pagati profumatamente da tutti gli italiani, come la Sig.ra Annunziata (e quì veniamo al secondo avvenimento, datato Domenica 12 Marzo), protagonista di un'intervista carica di livore al candidato premier Silvio Berlusconi, nella quale riusciva mandare su tutte le furie il suo interlocutore, dimostrando (se ce ne fosse bisogno) quale nobile imparzialità adotti nei suoi ruoli e che tradisce le sue origini sesantottine e di redattrice del fogliaccio "Il Manifesto", chiarendo definitivamente il ruolo super partes svolto quand'era presidente della RAI. La campagna elettorale è nel vivo dello svolgimento e non passa giorno che qualche istituzione o corporazione (magistratura, giornalisti, sindacati) confermi nei fatti il "Pericolo Rosso" da sempre denunciato dal Cavaliere (e per questo ironicamente dileggiato). Beh, forse avrò le traveggole ma le inchieste ad orologeria, le scelte di campo del direttore del Corriere della Sera e/o le dichiarazioni deliranti del capoccia della CGIL sono fatti e provocano continui conati di vomito.
 
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